La lega degli straordinari gentlemen è sotto diversi punti di vista l’opera più importante all’interno della produzione recente di Alan Moore. Intanto perché il maldestro e discutibile adattamento per il grande schermo dell’opera ha sancito la definitiva perdita di fiducia da parte di Moore verso la Dc Comics, e più in generale per le grandi major del fumetto USA, con cui si è ripromesso di non lavorare mai più in futuro. In secondo luogo, perchè questo progetto – ideato insieme al disegnatore Kevin O’Neill – è quello in cui Moore di recente ha riversato la sua poetica e la sua visione del mondo e della narrativa, a differenze di altri prodotti realizzati spesso per mere necessità economiche.

L’idea alla base della Lega è quella di un universo narrativo comune a tutte le creature di fantasia che hanno popolato la narrativa umana, un luogo in cui Merlino e Sinbad sono personaggi storici le cui avventure hanno condizionato il corso degli eventi, dove le imprese di uomini e donne speciali tuttora influiscono sulle sorti della civiltà.

L’edizione italiana può vantare una copertina inedita, realizzata in esclusiva da Kevin O’Neill.

I primi due cicli sono ambientati alla fine del 19° secolo e riprendono toni e atmosfere dei romanzi di avventura di quell’epoca, insieme a una galleria di personaggi provenienti direttamente dalle pagine Stevenson o Conan Doyle, dal Capitano Nemo ad Allan Quatermain, da Edward Hyde a Mycroft Holmes. Le avventure della formazione della Lega degli straordinari gentlemen presentate in quelle pagine giocano sulla novità e la freschezza del gioco intellettuale allestito da Moore, imperniato sulle inedite – forse inimmaginabili – relazioni tra personaggi ormai divenuti patrimonio universale dell’immaginazione e i numerosi rimandi ed ammiccamenti di cui ogni singola vignetta letteralmente gronda.

Col passaggio a un nuovo secolo, però, Moore cambia decisamente il tono della narrazione e inserisce un nuovo elemento all’interno delle avventure della Lega destinato a ricoprire un ruolo molto importante, ovvero la magia di cui è appassionato e devoto. I tre periodi temporali su cui si dipana la nuova saga – 1910, 1968, 2009, raccolti dalla Bao in un unico volume presentato a Lucca – diventano occasione per arricchire l’opera di un secondo piano narrativo, in cui trova spazio una riflessione sull’evoluzione del racconto fantastico nell’ultimo secolo e la sua influenza sul reale.

La tesi di Moore è quella di un progressivo intorpidimento e impoverimento del fantastico, sempre più lontano dall’ingenuo stupore che abbondava nei romanzi ottocenteschi, costretto a replicare serialmente se stesso ed emulare la realtà. In uno scenario come questo, anche la Lega delle meraviglie, alle cui abilità il mondo deve la sua salvezza, pare non disporre più degli strumenti necessari a opporsi alle minacce che incombono. Ma è colpa del degrado del reale se l’immaginario va impoverendosi, o viceversa è il mondo a seguire a ruota la rovina del paesaggio magico?

In un panorama fumettistico in cui prevale la decompressione e un albo si legge in una manciata di minuti, La lega degli straordinari gentlemen: Century rappresenta una vistosa eccezione. Una prima lettura può portare unicamente alla comprensione dello strato più superficiale del testo, anche a causa, purtroppo, dei legami con Black Dossier, ciclo narrativo della Lega finora inedito in Italia di cui la Bao ha annunciato la stampa nel 2013 [e nel frattempo giunto anche sugli scaffali delle nostre librerie. NdCloddel2019].

Per avere davvero un’idea dell’immane lavoro che soggiace alla stesura dell’opera sarà necessario riprendere più volte il volume e navigare al suo interno seguendo le meticolose annotazioni online di Jess Nevins che aiutano il lettore ad avventurarsi tra i personaggi minori – magari ben noti a un bambino anglosassone, ma da noi semisconosciuti – e le numerose citazioni di autori, opere, teorie e filosofie, film o serie tv. E a qualcuno probabilmente sfuggirà infine un ghigno nel vedere come Moore, in fondo, sia riuscito anche a prendersi la sua vendetta su quell’industria cinematografica colpevole di avere snaturato i suoi gentlemen.



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Claudio Magistrelli

Pessimista di stampo leopardiano, si fa pervadere da incauto ottimismo al momento di acquistare libri, film e videogiochi che non avrà il tempo di leggere, vedere e giocare. Quando l'ottimismo si rivela ben riposto ne scrive su Players.

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